Con una nuova postfazione dell’autore
Prima della scoperta dell’Australia gli abitanti del Vecchio Mondo erano convinti che tutti i cigni fossero bianchi: una convinzione inconfutabile, poiché sembrava pienamente confermata dall’evidenza empirica. L’avvistamento del primo cigno nero è stato quindi una sorpresa; ma non è questo il punto. Il punto è che una conoscenza basata sull’esperienza pregressa è una conoscenza fallace, che ci rende fragili al cospetto dell’infinità di eventi che possono verificarsi. Basta un solo cigno nero per sbriciolare un’asserzione generale ricavata da millenni di avvistamenti di milioni di cigni bianchi.
E allora perché ci ostiniamo a basare le nostre vite sulla previsione del futuro e sul controllo dei rischi? Perché continuiamo ad affidarci alle scelte basate sul già noto, come se non sapessimo che l’ignoto esiste e possiamo incontrarlo? Guerre, pandemie, crolli finanziari mondiali: com’è possibile che eventi simili riescano sempre a coglierci impreparati? In Il Cigno nero – ormai un iperclassico della contemporaneità – Nassim Nicholas Taleb, col suo tono scanzonato e provocatorio, ci invita ad abbracciare l’improbabile e accettare, infine, che esso governi le nostre vite. Che dobbiamo pianificare la struttura economica di un paese o la nostra esistenza dei prossimi 5-15 anni, questo è il libro da cui farci guidare.
Traduzione di Elisabetta Nifosi
Nassim Nicholas Taleb è un filosofo, matematico e operatore di borsa. Oltre al bestseller internazionale Il Cigno nero, uscito per la prima volta nel 2009, il Saggiatore ha pubblicato Il letto di Procuste (2011), Robustezza e fragilità (2013), Giocati dal caso (2014), Rischiare grosso (2018) e l’esalogia Incerto (2020).
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