Nel 1988 Joan Didion vola a Los Angeles e inizia a seguire la campagna presidenziale da una costa all’altra dell’America, raccogliendo le sue osservazioni sulle pagine della New York Review of Books. A spingerla, la convinzione che la politica americana sia una grande fucina di narrazioni posticce e il desiderio di smascherarle. Nei suoi reportage, confluiti in Finzioni politiche, Joan Didion viviseziona come un bisturi la politica estera degli Stati Uniti, il ruolo dei media nella costruzione del consenso, le campagne elettorali giocate sull’annullamento delle differenze fra i partiti in corsa.
Un viaggio attraverso un’America sfuggente e ingannevole, tra i volti bifronti dei candidati e le astuzie dei campaign managers, tra crimini di guerra e insabbiamenti, scandali e impeachment, colpi bassi e moralismo da talk show. A tenere le fila del racconto è la voce cruda e intensa di Joan Didion, il suo sguardo aguzzo e vivido che trapassa gli angoli oscuri e grotteschi della politica americana e ci indica le cancrene da cui tuttora stenta a guarire.
Traduzione di Sara Sullam
Joan Didion (Sacramento, 1934 - New York, 2021) è stata tra i maggiori scrittori americani. Delle sue opere il Saggiatore ha pubblicato Run River (2016), Miami (2016), Nel paese del Re pescatore (2017), Da dove vengo (2018), A Sud e a Ovest (2019), Finzioni politiche (2020), Blue Nights (2021), Idee fisse (2021), Prendila così (2021), Il suo ultimo desiderio (2021), L’anno del pensiero magico (2021), Perché scrivo (2022) e Verso Betlemme (2023) e The White Album (2023).
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