Secondo gli indiani Tsimshian, l’eroe Asdiwal fu condotto in cielo da un’orsa bianca – la Stella della Sera – ma volle tornare indietro e dovette affrontare numerose prove, tra cognati invidiosi, orche di legno animate per annientare i nemici e il re dei trichechi che gli offrì il suo stomaco a mo’ di scialuppa. Come quello di Odisseo, questo è un mito di nostalgia per la propria terra: la grande montagna del lago di Ginadâos, dove il profilo di Asdiwal è ancora oggi visibile, pietrificato nella roccia insieme al suo cane e ai suoi strumenti magici.
Come Asdiwal, in quest’opera Claude Lévi-Strauss torna alla propria terra. Se con
Antropologia strutturale definiva i fondamenti della disciplina, una quindicina d’anni dopo con
Antropologia strutturale due omaggia i capisaldi – fra gli altri, Rousseau, Durkheim, Mauss e Frazer – attorno ai quali questa scienza si è sostanziata e fa il punto sullo stato degli studi: delinea cambiamenti di rotta e snodi metodologici e denuncia la corsa contro il tempo per indagare le tribù indigene minacciate o già estinte a causa dell’industrializzazione frenetica. Al di là delle trasformazioni che il corso della storia le impone, l’antropologia è e resta la «conversazione dell’uomo con l’uomo»: l’analisi di miti, segni e significati mette in rapporto le culture e i popoli, allargando i nostri orizzonti ristretti e consentendoci di includervi tutte le forme di espressione che appartengono o sono appartenute alla natura umana. Ma c’è una nota amara: l’antropologia è figlia di un’era di violenza; se è riuscita a guardare i fenomeni umani in una prospettiva più scientifica è perché una parte dell’umanità si è arrogata il diritto di trattare l’altra come un oggetto.
Con
Antropologia strutturale due il Saggiatore rende nuovamente disponibile un testo imprescindibile e straordinariamente attuale, spietatamente lucido nel cogliere «le tare di un umanismo incapace di fondare l’esercizio della virtù» e nel contempo determinato a rilanciare la pietà come accordo tra le tante forme – tutte meritevoli di rispetto – in cui l’umanità si è manifestata. Lévi-Strauss, raccogliendo simboli e riti, trova le radici dell’uomo: il suo nucleo originario, la sua possibilità di riscatto.
Claude Lévi-Strauss
Claude Lévi-Strauss (Bruxelles, 1908 - Parigi, 2009) è stato il padre dell’antropologia. Dal 1960 il Saggiatore pubblica in Italia le sue opere, tra cui Antropologia strutturale (2015), Tristi Tropici (2015), Il pensiero selvaggio (2015), La via delle maschere (2016), Il crudo e il cotto (2016), Mito e significato (2016), Antropologia strutturale due (2018), Lettere ai genitori (2018), Lo sguardo da lontano (2020), Antropologia strutturale zero (2022).
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